Il turismo italiano è vittima di vari elementi legati alla sua gestione a livello centrale che hanno diviso, anziché unire, gli agenti che operano in questo settore.
Perché siamo arrivati a questa situazione ed il Covid-19 ha accentuato i problemi già esistenti?
La prima motivazione è prettamente normativa. Con l’abolizione del ministero del turismo con il referendum del 1993, la guida centrale del turismo, che poteva almeno indicare dei parametri da raggiungere nei vari territori e monitorare, è venuta meno e la gestione del turismo è stata demandata interamente alle regioni. Sono così nati 20 modi diversi di vedere, concepire e gestire il turismo. Dalla visione più semplicistica ed immediata, che ha solo portato alla nascita degli IAT, in pratica gli info point per i turisti, a quella più complessa e di ampio respiro, che ha generato nuova offerta turistica e promossa quella già esistente (come ad esempio la distinzione delle varie offerte turistiche in Emilia Romagna con la Motor Valley, la Food Valley e la Wellness Valley). Emmanuele Burioni, direttore della APT regionale delle Emilia, afferma che questa programmazione consente di sviluppare i territori sottosviluppati dal punto di vista turistico e ridurre il sovrasfruttamento delle altre destinazioni turistiche (Roma, Venezia e Firenze sono tre esempi del sovrasfruttamento turistico e dei problemi che ne conseguono).
La situazione attuale non consente lo sfruttamento ottimale del territorio, ma anche delle competenze presenti. La visione degli operatori del settore è solo per la stagione in corso o per quella successiva.
Manca la definizione degli obiettivi di breve, medio e lungo periodo da parte sia privata, ma anche pubblica dell’intero settore.
In una situazione del genere manca l’incentivo a sostenere investimenti per migliorare il proprio prodotto.
Anche la composizione dell’offerta avvalora questa affermazione. Se consideriamo la capienza di una struttura come la dimensione dei costi fissi che si devono sostenere siamo concordi nell’affermare che più riesco a riempire la struttura più riesco a coprire i miei costi fissi e più sono efficiente. In Europa possiamo considerare come nostro naturale competitor la Grecia e la Spagna. Per similitudine di popolazione prendiamo come competitor solo la Spagna e analizziamo i dati relativi al turismo nazionale, internazionale e all’occupazione delle camere sul totale disponibile dal 2016 al 2019 (fonti OECD e EUROSTAT)
Turismo Nazionale
Turismo Internazionale
Occupazione delle camere su livello globale
L’analisi che possiamo fare sui dati del pernottamento dei turisti nazionali permette di individuare i seguenti trend:
- crescita del numero di turisti nazionali sia per Spagna che per Italia, ma il pernottamento in termini di giorni per i turisti nazionali è maggiore per gli italiani rispetto agli spagnoli. Questo potrebbe indicare che i turisti Italiani fanno vacanze più lunghe nel proprio paese e in strutture extralberghiere, come le seconde case
- Per i turisti stranieri possiamo individuare che l’Italia ha recuperato molto della differenza di turisti in termini numerici, ma il pernottamento in giorni è maggiore in Spagna che Italia. Questo consente di individuare che i turisti stranieri pernottano più al lungo in Spagna rispetto all’Italia, mentre il dato per l’Italia rimane costante. Il turismo in Italia quindi è più breve rispetto a quello in Spagna.
- Il percentuale dell’occupazione delle camere in percentuale sul totale mostra il dato più allarmante per l’efficienza della del settore alberghiero italiano rispetto a quello spagnolo. L’occupazione delle stanze sul totale in Spagna è maggiore del 60% fin dal 2015, mentre in Italia ha raggiungo il 50% solo dal 2018. Questa differenza rivela che le strutture alberghiere spagnole sono state più efficienti rispetto alle strutture italiane. Per capire meglio cosa significa questa differenza immaginiamo che i costi fissi di una struttura siano pari a 10.000 €: riuscire ad utilizzare la struttura al 60% di occupazione per 5 anni rispetto a meno del 50% per 5 anni porta ad un vantaggio competitivo accumulato non indifferente alla fine del periodo. Questo significa tendenzialmente più margini per la struttura che si può tramutare in più investimenti per il miglioramento della struttura stessa e quindi un’ulteriore marginalità aggiuntiva.
Come possiamo migliorare il settore turistico italiano?
La novità che il governo Draghi ha portato nel settore turistico è stato il ripristino del ministero del turismo. Secondo il prof. Nicola Bellini, il ritorno del ministero consente di dare la visione strategica a livello nazionale, regionale e anche a livello comunale che dovrà essere recepita dalle singole regioni. Le caratteristiche necessarie per poter rendere una destinazione “turistica” è la collaborazione tra il settore pubblico e gli attori privati locali. Solo così si riesce ad avere un territorio con contenuti caratteristici e con gli investimenti necessari per renderlo accessibile. A seconda delle caratteristiche del territorio e della capacità presenti sul territorio la gestione del turismo locale può essere più o meno controllata a livello centrale.
Le caratteristiche che possono facilitare l’accessibilità di un territorio sono le infrastrutture e i servizi ai turisti. In particolare per i turisti stranieri la capacità di conoscere le lingue da parte dei lavoratori sul territorio facilità l’usabilità della destinazione stessa.
Ovviamente una soluzione puramente “Top-down” potrebbe non essere ben accettata a livello territoriale, mentre le soluzioni a livello territoriale senza la coordinazione a livello regionale potrebbe creare duplicati o limitazioni dello sviluppo territoriale.
Per questo il nuovo ministero del Turismo dovrebbe fissare degli standard nazionali per creare l’interesse per le esperienze locale nel contesto nazionale ed internazionale. Fissati gli obiettivi di breve, di medio e di lungo periodo sarà poi competenza delle regioni istituire i corsi necessari allo sviluppo del settore turistico seguendo le linee guida nazionali.
Un altro aspetto che può favorire il settore turistico è la riduzione della burocrazia per il settore turistico, in particolare nella creazione delle nuove “destinazioni turistiche” sia a livello locale che regionale. In particolare Emanuele Burioni, direttore dell’APT della Regione Emilia Romagna, pensa che le destinazioni turistiche dovrebbero collaborare a livello regionale, nazionale, ma anche europeo. Così facendo si possono creare delle esperienze che sono “prive di punti deboli” grazie alla sinergia derivante dalle differenze delle stesse. La Spagna è un esempio di collaborazione tra pubblico-privato che funziona, soprattutto per differenziare delle destinazioni che, all’apparenza, sono molto simili. Infine sarebbe utile declinare le destinazioni turistiche in base alle aspettative dei turisti: ad esempio un turista Americano ha delle aspettative che sono diverse da quelle di un Giapponese o da un Indiano. Solo così si può ampliare l’offerta turistica rendendolo più appetibile e personalizzato.